In Persia la chiamano “il profumo del paradiso”. Secondo un’antica favola persiana la lavanda è la personificazione di un amore contrastato: quello tra una graziosa principessa persiana e il suo amato tutore, insegnante di astrologia e botanica dagli occhi cerulei come i fiori della pianta. La lavanda prende il suo nome dal latino lavare “bagnare”, poiché presso gli antichi Romani veniva impiegata per la profumazione delle acque termali.
Il fusto è eretto, i rami prostrati, la sua essenza appartiene alle note di cuore, più forti delle noti di testa e meno persistenti di quelle di fondo: sono le note centrali, quelle che danno corpo al profumo, quelle che creano la scia. Sarà per questo che a Piante e Animali perduti si ha l’impressione che i banchetti di lavanda siano sempre dietro l’angolo; ad annunciarli un profumo avvolgente e delicato, raffinato e intenso: li trovi prima col naso, poi i toni violetti e pervinca si staccano dal verde tutt’intorno e allora li riconosci anche con gli occhi. La lavanda è una pianta semplice perché sa di buono e sa di antico, sa di casa in campagna, di fresco e di lenzuola pulite; è una pianta generosa e ostinata: perenne e sempreverde, mantiene le foglie anche durante la stagione avversa. Che si tratti di saponette, olii, infusi, pane, a Piante e Animali Perduti, la lavanda, nei suoi mille usi e forme, fa capolino dai banchetti che corrono lungo il corso ciottolato.
Il lavandeto di Assisi a Piante e Animali perduti
C’è poi un altro angolo del centro adibito ad ospitare un’isola di lavanda, all’estremità di strada Gonzaga, dal lato in cui si può scorgere la parte di cielo più azzurra a Guastalla, quella che corre sopra il verde degli argini. Lì, come ormai è abitudine da sette anni, ogni quarto week end di settembre, arrivano Gino e Lorena, dalla campagna alle pendici di Assisi. “E’ una passione” spiega Gino, che insieme a Lorena quindici anni fa voleva sperimentare la produzione di miele aromatizzato alla lavanda. Nasceva così, dalla passione e dal miele, il Lavandeto di Assisi che oggi è un vivaio di oltre due ettari, fatto di lunghi filari colorati di lavanda, orti botanici, campi di rosmarino, giardini di piante aromatiche e salvie ornamentali. La voce di Gino è vivace e generosa, esattamente come la pianta di cui si prende cura, quando racconta della festa delle salvie ad ottobre e di quella per la fioritura della lavanda a giugno, e si fa poi puntuale e scrupolosa nello spiegare che a Guastalla la lavanda arriva con le piante, i mazzettini essiccati, ma anche con i manufatti artigianali come le bambole e i gattini di stoffa imbottita e aggiunge: “Sono bellissimi, sa, i filari di lavanda… lei si immagini la Provenza ad Assisi”.
Sì, perché dici lavanda e pensi Provenza e la Provenza proprio a Guastalla, da oltre trent’anni, ha casa. Risale al 1981 infatti l’inizio del gemellaggio tra la cittadina emiliana e Forcalquier, Il borgo medievale del sud della Francia che, insieme agli altri due comuni gemellati, Giovinazzo e Gabicce mare, è sempre presente a Piante e Animali Perduti con un po’ della sua tradizione, dei suoi colori, dei suoi bistrot e mercati, dei suoi vicoli e dei suoi campi: tutti al profumo di lavanda.
testo di Alice Mora, foto di Il lavandeto di Assisi